5G: sfatiamo le fake news
La rete 5G si trova ormai da tempo nell’agenda dei media: il tema viene trattato spesso attraverso le fake news. In questo articolo sfatiamo i dubbi più comuni legati alla rete 5G!
Dal chip impiantato col vaccino, all’idea che possa facilitare lo spionaggio, il 5G è oggetto costante di fake news. Tema entrato ormai da tempo nell’agenda dei media, è ancora bersaglio di polemiche riguardanti i pericoli legati alla salute degli individui e dell’ambiente.
Rete 5G e campi elettromagnetici
I dubbi maggiori che circondano il 5G riguardano i campi elettromagnetici: chiaramente, più si è vicini alla fonte che emette le onde, più intenso sarà l’effetto. La tecnologia 5G, per funzionare nel modo corretto, ha bisogno di molte più antenne rispetto alle precedenti reti, aspetto che preoccupa molto. Il problema è principalmente legato alle fake news: molte testate hanno diffuso notizie dalla dubbia provenienza, non accertandosi di che fonte si trattasse, generando così un panico e scetticismo ingiustificato nei confronti della nuova tecnologia. La notizia più eclatante che ha generato un falso mito riguarda la morte improvvisa di una grande quantità di volatili. Molti giornali hanno collegato il fatto alla presenza di onde elettromagnetiche.
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L’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità
Ad ogni modo, al di là delle fake news e dei dubbi vari, non vi sono dimostrazioni evidenti sull’eventuale impatto negativo sulla nostra salute: l’Istituto Superiore di Sanità, con un’indagine conoscitiva svolta nel corso di oltre un anno, non ha riscontrato alcun effetto dannoso se non il riscaldamento del corpo, effetto generato anche dalla semplice esposizione al sole.
Emissioni elettromagnetiche: la regolamentazione in Italia
Inoltre, l’Italia dovrebbe adeguarsi alle normative europee per le emissioni elettromagnetiche: aumentando questo limite, fissato al momento a 6 V/m, si potrebbe ridurre il numero di antenne da installare, dal momento che si tratta di oggetti non estetici e poco in armonia col paesaggio circostante, ma soprattutto hanno costi elevati. Anche dal punto di vista ambientale questa scelta potrebbe avere diverse ricadute. Per esempio, legate alla creazione di nuove e ulteriori stazioni radio base per i cellulari, generando inquinamento e sfruttando paesi in via di sviluppo.
Senza dubbio la precauzione rimane al centro dell’attenzione di chi si sta mobilitando per la diffusione di tali reti nel nostro Paese. I Comuni stessi, in ottemperanza alle normative italiane per l’emissione delle onde elettromagnetiche, stanno stilando delle regole molto precise da seguire. L’obiettivo è evitare di mettere a repentaglio la salute dei propri cittadini.
Bologna e le tre aree
La prima città italiana ad essersi mobilitata in questo senso è Bologna, che ha definito tre aree: rossa, gialla e grigia.
- Area grigia: in questa zona il rischio è minore. Le antenne vengono poste su pali, edifici, in prossimità di aree commerciali, produttive, parcheggi pubblici, centri direzionali.
- Area gialla: è invece un’area in cui le antenne vengono posizionate con più cautela, prediligendo edifici con un’altezza intorno ai 25 e 40 metri. Inoltre, non vengono installate su tetti in amianto e siti sensibili.
- Area rossa: è assolutamente vietato fare installazioni entro 50 metri da scuole, ospedali, preferendo invece edifici con altezza superiore o maggiore a 30 metri.
Queste scelte sono pensate per ridurre al minimo ogni tipo di rischio per la nostra salute. In ogni caso, è utile concentrarsi sui vantaggi che può offrire una rete di questo tipo, che sono indubbiamente molteplici. La comunità scientifica ha già sfatato prontamente svantaggi e presunti rischi.